sabato 3 aprile 2010

Le ragioni d'un voto

Il risultato delle ultime elezioni regionali è stato considerato quasi unanimemente (fatto insolito in Italia, a dire il vero) una vittoria del centrodestra. Sebbene il centrosinistra abbia vinto in sette regioni su tredici. Ma, come si dice, tutto è relativo ed il dato in questione va valutato tenendo presente il contesto in cui si è svolta la consultazione. Alla vigilia del voto sembrava, infatti, che tutto annunciasse un crollo del Pdl. Tra inchieste giudiziarie e pettegolezzi sulla sua vita privata, Berlusconi veniva da un anno nero. La figura del leader di centrodestra era stata quantomeno appannata da tali vicende. Negli ultimi mesi, le indagini della magistratura non avevano risparmiato nemmeno il capo delle Protezione civile, Guido Bertolaso, che, agli occhi dell’opinione pubblica italiana (anche di tantissimi elettori di centrosinistra), era l’icona dell’efficienza e dell’integrità. In molti cominciarono a sostenere che, in realtà, l’operato del governo – cui la stessa Protezione civile fa capo, essendone un Dipartimento – a L’Aquila, nel dopo terremoto, era da ritenere fallimentare. Aggiungete le recenti e ripetute prese di distanza del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, dalle dichiarazioni e dalle posizioni assunte dal premier in materia d’immigrazione e riforme istituzionali e si capisce chiaramente in quali condizioni il Pdl fosse giunto all’appuntamento con le urne: assediato all’esterno e diviso all’interno. La fine del ciclo politico di Berlusconi sembrava ormai imminente. Sorprendentemente, oggi siamo qui a parlare della straordinaria capacità del centrodestra di reagire alle avversità e del considerevole incremento dei voti della Lega nord in tutto il Settentrione. Dunque, i conti non tornano. Cosa è accaduto in realtà? Cominciamo con il dire che, in qualsiasi competizione, comprese quelle elettorali, si vince spesso anche per demerito dell’avversario. Il più grande errore commesso dalla sinistra è stato quello di inseguire e cavalcare le varie (e squallide) dicerie sulla sensibilità di Berlusconi al fascino delle signorine. Le fabbriche chiudevano i cancelli per sempre, il numero dei lavoratori licenziati ed in cassa integrazione aumentava spaventosamente, ma il Pd ed i suoi alleati non trovavano altri argomenti per attaccare il Presidente del Consiglio che quello di essere un Casanova e, quindi, un cattivo padre di famiglia. In secondo luogo, il leader del Pd, Pierluigi Bersani, contrariamente al suo predecessore Veltroni, sulle alleanze, ha fatto marcia indietro, riesumando l’Unione, cioè quella formula che due volte mandò Prodi al governo, ma, in entrambe le circostanze, senza riuscire a tenercelo per più di due anni. Probabilmente, l’elettorato di sinistra riformista da Bersani si aspettava e si aspetta di più. Ovviamente, il centrodestra non ha vinto solo grazie al masochismo degli avversari. Una mano gliel’ha data indubbiamente anche la congiuntura internazionale. Proprio nelle settimane che hanno preceduto il voto delle regionali, la Grecia è giunta sull’orlo della bancarotta, dichiarandosi praticamente insolvibile e chiedendo aiuto all’Ue per far fronte ai debiti. Un idolo della sinistra italiana, Luis Zapatero, è caduto dal piedistallo, frantumandosi in mille pezzi. La Spagna, infatti, ha un bilancio a rischio ed il record di disoccupazione. L’Italia, nonostante la sua situazione finanziaria sia tutt’altro che rosea e rassicurante, non è stata costretta ad elemosinare aiuti all’Ue, i conti pubblici almeno finora hanno tenuto, la recessione è stata dura anche qui, ma non devastante come in altri Paesi. Per molti italiani è merito del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Che abbiano torto o ragione è altro discorso, la loro opinione è questa. E nella cabina elettorale ne hanno tenuto conto.


Mauro Ammirati