martedì 25 aprile 2017

Quel bipolarismo che non c'è più

         Se prendete un qualsiasi saggio o libro di politologia pubblicato negli anni ’80 del secolo scorso e lo confrontate con la realtà attuale vi sembrerà di avere tra le mani un trattato d’archeologia, un testo che parla di un’epoca lontana, come il Medioevo, l’Impero Romano o l’antico Egitto. Se la scienza della politica si esprimesse con il linguaggio delle favole per bambini, oggi un politologo direbbe: «C’erano una volta i conservatori ed i socialisti...» Quel mondo è scomparso, non c’è più, è stato cancellato dalla globalizzazione, il tratto costitutivo dell’epoca che stiamo vivendo. L’ultima dimostrazione ce l’ha data il primo turno delle elezioni presidenziali francesi, che ha portato al ballottaggio la candidata Marine le Pen, del Front National ed Emmanuel Macron, di “En March”. Per la prima volta in sessant’anni di storia della V Repubblica, la Francia avrà un Capo di Stato che non è socialista e manco gollista. È dunque venuto giù, come un castello di carta, l’equilibrio politico su cui si reggeva tutto il sistema semipresidenziale ideato da de Gaulle, ossia l’alternanza al potere di conservatori e socialisti, questi ultimi crollati al 6%. Ed un altro dato su cui riflettere è che Macron e la Le Pen ripetono di non essere di destra, di sinistra e neppure di centro. Consideriamo pure che il Fn ha qualche decennio di storia, ma “En Marche” è nato un anno fa, più che un partito, è un comitato elettorale. Veniamo a casa nostra. Il sistema politico italiano è diventato tripolare ed i sondaggi danno vincente alle prossime elezioni il M5S, i cui rappresentanti dicono: non siamo di destra, di sinistra e neppure di centro. Il Presidente degli Stati Uniti (che non sono proprio una piccola nazione), Donald Trump, è stato eletto contro la volontà del Partito Repubblicano, che ufficialmente è il suo, anche questo Capo di Stato, in realtà, non ha una forza politica di centrosinistra o centrodestra che lo sostenga ed ora comincia a capire che significa governare senza avere una maggioranza parlamentare dalla sua parte. Spostiamoci in un altro Paese, che pure in materia di democrazia può insegnarci qualcosa, l’Inghilterra. I conservatori al potere sbandano da una parte all’altra, la Brexit non la volevano (tranne Boris Johnson e qualcun altro), l’hanno subìta, è stata loro imposta dal popolo, l’hanno accettata obtorto collo, ma ora tocca proprio a loro assicurare il rispetto dell’esito del referendum ed è evidente che non sanno dove sbattere la testa, perché la volontà popolare li ha spiazzati, non immaginavano neanche di dover un giorno affrontare una situazione simile. Vinceranno (così dicono i sondaggi) le prossime elezioni, ma solo perché il vero fautore della Brexit, l’Ukip, si sta sciogliendo come neve al sole, una volta vinto il referendum non aveva più niente da dire. In Gran Bretagna, l’alternanza conservatori-laburisti resiste solo perché i primi sono stati bravi ad appropriarsi una vittoria di altri. Dunque, i libri di politologia che ho letto in gioventù li tengo sullo scaffale, ma sono come un soprammobile o l’album di famiglia, ricordano i miei vent’anni, suscitano un po’ di nostalgia, ma non hanno più un’utilità pratica. Perché oggi il vero bipolarismo è quello tra globalisti (o mondialisti) ed antiglobalisti (o antimondialisti). A dividere è il libero commercio mondiale, su questo terreno si combatte la sfida. Gli antiglobalsiti, va detto anche questo, possono rivendicare il merito di aver visto per primi questo cambiamento, ma, dobbiamo aggiungere, la loro capacità d’analisi non si spinge fin dove dovrebbe. Puntano tutto sulla paura dell’immigrazione, chiedono che vengano eretti i muri per contrastare i flussi di poveri disperati provenienti dal sud del mondo, ma non hanno ancora compreso bene la relazione tra flussi migratori e globalizzazione. Dovrebbero leggere con molta attenzione le encicliche sociali che scrisse Giovanni Paolo II, nelle quali, quaranta e trent’anni fa, il Pontefice spiegava che il Terzo Mondo stava diventando una bomba ad orologeria e proponeva di cambiare radicalmente il sistema finanziario mondiale, insieme con le regole del commercio internazionale. Nessuno ascoltò quell’uomo saggio e lungimirante. La bomba ad orologeria è esplosa, la deflagrazione è stata potente, i cosiddetti populisti ora raccolgono tanti consensi, ma la vera questione è dare un futuro a miliardi di persone che vivono nel sud del pianeta. E, francamente, io non vedo leader consapevoli della drammaticità di questo problema.

         Mauro Ammirati