Se prendete un qualsiasi saggio o libro di politologia
pubblicato negli anni ’80 del secolo scorso e lo confrontate con la realtà
attuale vi sembrerà di avere tra le mani un trattato d’archeologia, un testo
che parla di un’epoca lontana, come il Medioevo, l’Impero Romano o l’antico
Egitto. Se la scienza della politica si esprimesse con il linguaggio delle
favole per bambini, oggi un politologo direbbe: «C’erano una volta i conservatori
ed i socialisti...» Quel mondo è scomparso, non c’è più, è stato cancellato dalla
globalizzazione, il tratto costitutivo dell’epoca che stiamo vivendo. L’ultima
dimostrazione ce l’ha data il primo turno delle elezioni presidenziali francesi,
che ha portato al ballottaggio la candidata Marine le Pen, del Front National ed
Emmanuel Macron, di “En March”. Per la prima volta in sessant’anni di storia
della V Repubblica, la Francia avrà un Capo di Stato che non è socialista e
manco gollista. È dunque venuto giù, come un castello di carta, l’equilibrio
politico su cui si reggeva tutto il sistema semipresidenziale ideato da de
Gaulle, ossia l’alternanza al potere di conservatori e socialisti, questi
ultimi crollati al 6%. Ed un altro dato su cui riflettere è che Macron e la Le
Pen ripetono di non essere di destra, di sinistra e neppure di centro. Consideriamo
pure che il Fn ha qualche decennio di storia, ma “En Marche” è nato un anno fa,
più che un partito, è un comitato elettorale. Veniamo a casa nostra. Il sistema
politico italiano è diventato tripolare ed i sondaggi danno vincente alle
prossime elezioni il M5S, i cui rappresentanti dicono: non siamo di destra, di
sinistra e neppure di centro. Il Presidente degli Stati Uniti (che non sono
proprio una piccola nazione), Donald Trump, è stato eletto contro la volontà
del Partito Repubblicano, che ufficialmente è il suo, anche questo Capo di
Stato, in realtà, non ha una forza politica di centrosinistra o centrodestra che
lo sostenga ed ora comincia a capire che significa governare senza avere una
maggioranza parlamentare dalla sua parte. Spostiamoci in un altro Paese, che
pure in materia di democrazia può insegnarci qualcosa, l’Inghilterra. I
conservatori al potere sbandano da una parte all’altra, la Brexit non la
volevano (tranne Boris Johnson e qualcun altro), l’hanno subìta, è stata loro
imposta dal popolo, l’hanno accettata obtorto
collo, ma ora tocca proprio a loro assicurare il rispetto dell’esito del
referendum ed è evidente che non sanno dove sbattere la testa, perché la volontà
popolare li ha spiazzati, non immaginavano neanche di dover un giorno affrontare
una situazione simile. Vinceranno (così dicono i sondaggi) le prossime elezioni,
ma solo perché il vero fautore della Brexit, l’Ukip, si sta sciogliendo come neve
al sole, una volta vinto il referendum non aveva più niente da dire. In Gran
Bretagna, l’alternanza conservatori-laburisti resiste solo perché i primi sono
stati bravi ad appropriarsi una vittoria di altri. Dunque, i libri di
politologia che ho letto in gioventù li tengo sullo scaffale, ma sono come un soprammobile
o l’album di famiglia, ricordano i miei vent’anni, suscitano un po’ di
nostalgia, ma non hanno più un’utilità pratica. Perché oggi il vero bipolarismo
è quello tra globalisti (o mondialisti) ed antiglobalisti (o antimondialisti).
A dividere è il libero commercio mondiale, su questo terreno si combatte la
sfida. Gli antiglobalsiti, va detto anche questo, possono rivendicare il merito
di aver visto per primi questo cambiamento, ma, dobbiamo aggiungere, la loro
capacità d’analisi non si spinge fin dove dovrebbe. Puntano tutto sulla paura
dell’immigrazione, chiedono che vengano eretti i muri per contrastare i flussi
di poveri disperati provenienti dal sud del mondo, ma non hanno ancora compreso
bene la relazione tra flussi migratori e globalizzazione. Dovrebbero leggere
con molta attenzione le encicliche sociali che scrisse Giovanni Paolo II, nelle
quali, quaranta e trent’anni fa, il Pontefice spiegava che il Terzo Mondo stava
diventando una bomba ad orologeria e proponeva di cambiare radicalmente il
sistema finanziario mondiale, insieme con le regole del commercio
internazionale. Nessuno ascoltò quell’uomo saggio e lungimirante. La bomba ad
orologeria è esplosa, la deflagrazione è stata potente, i cosiddetti populisti
ora raccolgono tanti consensi, ma la vera questione è dare un futuro a miliardi
di persone che vivono nel sud del pianeta. E, francamente, io non vedo leader
consapevoli della drammaticità di questo problema.
Mauro Ammirati