lunedì 15 gennaio 2018

Una novità italiana

         Un vecchio proverbio insegna: «Il diavolo si nasconde nei dettagli». Occorre partire dalla saggezza popolare per capire cosa saranno le prossime elezioni politiche italiane, che si terranno il 4 marzo. In tutta l’Europa comunitaria, negli ultimi anni, le elezioni sono state, in ultima analisi, una sfida, uno scontro aperto tra europeisti e sovranisti (o nazionalisti, oppure ancora populisti, fate voi). I secondi hanno sempre perso, anche in Francia, la nazione in cui raccolgono maggiori consensi. Per carità, il 40% ottenuto da Marine Le Pen non è affatto poca cosa, ma è un patrimonio di voti ancora ben distante dal traguardo che devi raggiungere per governare. Invero, neppure in Gran Bretagna, che pure è uscita, con un referendum, dall’Ue, i sovranisti hanno vinto le elezioni, il partito che più si è battuto per la Brexit, l’Ukip, è una forza politica marginale. Non si può escludere che i partiti antieuropeisti continuino a crescere (personalmente, sono convinto che sarà così), ma ce ne vorrà prima che uno di loro vada al potere. Verosimilmente, una quindicina di anni, considerando il trend. E nessun leader politico può presentarsi agli elettori dicendo: portate pazienza, nei prossimi due o tre giri perderemo, ma nel 2030 vinceremo noi. In Italia, molti hanno riflettuto su ciò che è accaduto in altri Paesi dell’Ue, Berlusconi ha convinto Salvini a stipulare un’alleanza con un semplice dato di fatto: «I sovranisti, da soli, non vincono da nessuna parte.» Ed è vero, lo dicono i numeri, in Italia, anche i sondaggi. E qui, entra in gioco il diavolo, con la sua abilità a nascondersi nei dettagli, a confondere le idee, a spiazzare ed a sorprendere. La Lega (dal cui nome è sparita la parola “Nord” ed è diventata nazionalista), dichiaratamente sovranista ed antieuropeista, fa fronte comune con Forza Italia, che è un componente del Partito popolare europeo, quindi alleato della Merkel. L’economista della Lega, Claudio Borghi, però, fa inserire nel programma della coalizione un punto che stabilisce che, una volta al governo, il centrodestra emetterà dei miniBot. Tra poco vi spiegherò cosa sono questi miniBot. Il M5S, in passato, ha criticato ferocemente l’Ue, la Bce, l’euro, ha anche raccolto firme per un referendum sulla permanenza del nostro Paese nella moneta unica. Ma ora si dichiara a favore d’Eurozona e contrario ad un ritorno alla sovranità monetaria, cioè alla lira. Però, anche qui – attenzione! – il candidato del movimento alla carica di Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, afferma che proverà a strappare all’Ue «condizioni migliori», per esempio, la possibilità di accrescere il deficit e se non le otterrà, allora si farà un referendum sull’euro. In più, il M5S propone di emettere i Certificati di credito fiscale. Cosa sono? Dei titoli di Stato, come i miniBot, di cui parlavo dianzi. Di fatto, questi titoli sono monete parallele, ma formalmente, come già detto, dei titoli di Stato. E la precisazione è importante, perché i trattati comunitari stabiliscono che l’euro è l’unica valuta in Eurozona avente valore legale, ma non vietano che si emettano titoli di Stato. Ecco il diavolo che si nasconde nei dettagli e ti rovescia il tavolo. Emettendo Ccf o miniBot l’euro diventerebbe una semplice unità di conto, come il metro per la lunghezza, il litro per i liquidi, il chilo per il peso e l’Ue non potrebbe farci nulla. Al massimo, potrebbe aprire un contenzioso, che comunque riporterebbe al centro del dibattito politico europeo la questione della sovranità. La quale, dopo essere stata cacciata dalla porta, rientrerebbe dalla finestra. Dunque, per farla breve, in Italia abbiamo tre schieramenti: europeisti, sovranisti dichiarati e – qui sta la novità tutta italiana – un fronte ambiguo, difficile da definire, ma che è formato da forze politiche in grado di scardinare l’assetto di Eurozona o farla saltare per aria, ma senza andare allo scontro frontale, semplicemente servendosi di mezzi tecnici, della stessa normativa comunitaria, se mi passate l’espressione, sparando con il silenziatore. Detto tra noi, cari lettori, scrivere questo articolo, per me e leggerlo, per voi, forse è stata una perdita di tempo. Perché è molto probabile che queste elezioni non le vinca nessuno, che il prossimo sia un Parlamento di minoranze e che la formazione del nuovo governo sia, un po’, come scalare l’Everest. Stiamo a vedere. Ne riparleremo alla prima occasione.

         Mauro Ammirati