lunedì 13 luglio 2009
Una mezza verità
Coloro che sostengono che l’ultima tornata elettorale abbia praticamente sepolto il sogno di impiantare il bipartitismo in Italia, dicono una mezza verità o una mezza bugia (fate voi). Era impossibile, date la formule tecniche adottate, che dalla consultazione per eleggere il Parlamento europeo (con sistema proporzionale puro e grandi collegi) e numerose amministrazioni provinciali e comunali (con sistema proporzionale e premio di maggioranza) uscisse un quadro politico di tipo bipartitico. È questa, dunque, la mezza bugia. Perché per instaurare un sistema politico di tipo anglosassone occorre un sistema elettorale, per usare il linguaggio dei politologi, fortemente “manipolativo”. Quelli adottati in Italia sono poco o punto manipolativi, dunque il bipartitismo a queste condizioni rimane una chimera. Ed ora la mezza verità. Le percentuali di consenso raccolte dai due principali partiti italiani, Pdl e Pd, restano alquanto lontane da quelle che raccoglievano, rispettivamente, Dc e P.c.i. negli anni migliori della loro storia. Il Pd mantiene le sue roccaforti nel centro Italia, meritandosi forse la definizione di «partito degli Appennini», che qualcuno gli ha dato. Beninteso, non stiamo parlando d’una forza politica territorialmente delimitata, ma è un fatto che il Pd stenta a prendere considerevoli percentuali di suffragio al Nord ed al Sud vince soprattutto grazie alla coalizione di centrosinistra (il che va nella direzione contraria all’evoluzione in senso bipartitico). Quanto al Pdl, era stato Silvio Berlusconi a dichiarare che alle europee un risultato inferiore al 40% dei voti per il suo partito sarebbe stato da ritenere deludente. Ha preso meno del 35%. Con il senno di poi si può pensare che il premier abbia commesso un grave errore ad alzare la posta, che l’indicazione d’una soglia precisa, il 40%, sia stata una mossa azzardata, a causa della quale una vittoria è stata poi considerata alla stregua d’una sconfitta. C’è chi asserisce che il Capo di governo sia stato ingannato dai sondaggi. Può darsi. Ma credo che la spiegazione da dare sia un’altra. Sin dalla fondazione di Forza Italia, nel 1994, Berlusconi ha sempre avuto un modello in mente: la Dc di Alcide De Gasperi, il partito che costituiva l’architrave dei governi neocentristi, che preparano la rinascita dell’Italia dalle macerie della guerra. Il sogno di Berlusconi è far rivivere al suo Paese la stagione d’oro del neocentrismo. Ma la Dc guidata dallo statista trentino nel 1948 ottenne il 48,5% dei voti, era un partito che poteva legittimamente aspirare nientemeno che alla maggioranza assoluta. Il Pdl oscilla intorno al 35%, che ne fa un grande partito, ma non abbastanza per le ambizioni di Berlusconi. La Dc di Gasperi al momento rimane un modello irraggiungibile. Il guaio – per quanto attiene al nostro discorso – è che finché il Pdl non raggiungerà una percentuale che oscilli intorno al 40%, cui puntava Berlusconi, costruire il bipartitismo sarà pressoché impossibile.
Per il resto, va detto che è rilevante l’incremento di voti della Lega, che non sfonda ancora sotto la linea gotica, ma prova a mettervi radici e battendo pervicacemente sul tasto dell’immigrazione può ottenere successi insperati. Avanzano anche l’Italia dei Valori e l’Udc, che fa dell’avversione al bipartitismo la propria bandiera. Aggiungete che in occasione dei ballottaggi si votava anche per un referendum la cui finalità era quella di modificare la legge per l’elezione di Camera e Senato in modo da assegnare il premio di maggioranza non più alla coalizione, ma al partito di maggioranza relativa. Il referendum non ha raggiunto il quorum per la validità. Un'altra sconfitta per i fautori del bipartitismo.
Mauro Ammirati
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