Stavolta
i sondaggisti hanno fatto centro, le loro previsioni si sono avverate. Nel
primo turno delle elezioni amministrative, tenutosi il 6 ed il 7 maggio, il Pdl
è crollato, al Pd è andata un po’ meglio, la Lega ha perso anche nelle sue
roccaforti ed il Terzo polo è stato praticamente annientato. I partiti,
consapevoli che la loro popolarità è ai minimi storici, si sono presentati, un
po’ dappertutto, sotto mentite spoglie, nascondendo i propri simboli dietro
quelli delle liste civiche, un modo furbesco (ma, tutto sommato, comprensibile)
di ammorbidire l’attesa mazzata (che, comunque ed a scanso di equivoci, c’è
stata). Non è un caso che, tanto per fare un esempio, l’unico Sindaco leghista
che abbia ottenuto un grande successo sia Flavio Tosi, Sindaco uscente e
confermato di Verona, dove - a costo di scatenare nei mesi scorsi una guerra
nel suo partito - ha voluto testardamente presentare una lista che portasse
solo il suo nome. Aveva fiutato l’aria ed i fatti gli hanno dato ragione. Il
responso delle urne, oggettivamente, indebolisce il governo Monti e rappresenta
un altro segnale diretto a Berlino, aggiungendosi a quelli proveniente da
Parigi ed Atene. L’Europa è sempre più insofferente del rigore finanziario
predicato, preteso ed imposto dalla signora Merkel, piuttosto che pagare un
prezzo così alto all’egemonia germanica molti europei preferiscono rinunciare
alla moneta unica e tornare alle valute nazionali (c’è poco da fare, i tedeschi
quando vogliono comandare non piacciono, neppure se vestono abiti civili ed
usano le maniere gentili). L’area del disagio sociale in Italia va allargandosi
sempre più, strada facendo l’esecutivo dei tecnici è andato perdendo il credito
che aveva otto mesi fa. Nel Pdl si discute se sia opportuno continuare a
sostenere il governo Monti, Berlusconi è tentato dall’idea di abbandonare i
ministri professori al loro destino, probabilmente sono le troppe incognite a
trattenerlo. La politica non sembra ancora pronta a riprendere in mano la
situazione, c’è ancora del lavoro “sporco” da fare ed i partiti non hanno
l’autorevolezza necessaria per farsene carico; andare alle elezioni politiche
con questa legge elettorale comporterebbe il rischio di consegnare il Paese
all’ingovernabilità; Berlusconi e gli altri leaders sanno che il governo
tecnico offre la migliore congiuntura possibile per fare le riforme
costituzionali e che senza di queste si rischia seriamente di sprofondare nel
caos, com’è accaduto in Grecia, dove si è appena votato e si sta già pensando
di tornare nuovamente al voto. In altri termini, i francesi possono permettersi
di scegliere il cambiamento ed eleggere Hollande, senza che questo comporti
contraccolpi pericolosi per la Repubblica, perché (grazie principalmente a quel
grande statista di Charles de Gaulle) hanno un sistema istituzionale e politico
che dal 1963 ha dato ottima prova di sé. Noi ed i greci uno Stato come quello
francese non siamo ancora riusciti a darcelo ed ora la storia presenta il
conto.
Pressoché unanimemente, sostengono i commentatori politici che
ad aver vinto le elezioni amministrative siano stati il comico Beppe Grillo ed
il suo Movimento 5 stelle, che hanno ottenuto a livello nazionale l’8,74% dei
consensi. Quella di Grillo viene considerata «la vittoria dell’antipolitica»,
cioè del qualunquismo e della demagogia. Su questo si potrebbe discutere a
lungo, magari un giorno su queste colonne lo faremo. Ma ammesso (e non
concesso) che sia così, allora si può solo sentenziare: è la cattiva politica a
suscitare ed alimentare l’antipolitica. Chi rompe paga ed i cocci sono suoi.