giovedì 10 maggio 2012

Beati i francesi

Stavolta i sondaggisti hanno fatto centro, le loro previsioni si sono avverate. Nel primo turno delle elezioni amministrative, tenutosi il 6 ed il 7 maggio, il Pdl è crollato, al Pd è andata un po’ meglio, la Lega ha perso anche nelle sue roccaforti ed il Terzo polo è stato praticamente annientato. I partiti, consapevoli che la loro popolarità è ai minimi storici, si sono presentati, un po’ dappertutto, sotto mentite spoglie, nascondendo i propri simboli dietro quelli delle liste civiche, un modo furbesco (ma, tutto sommato, comprensibile) di ammorbidire l’attesa mazzata (che, comunque ed a scanso di equivoci, c’è stata). Non è un caso che, tanto per fare un esempio, l’unico Sindaco leghista che abbia ottenuto un grande successo sia Flavio Tosi, Sindaco uscente e confermato di Verona, dove - a costo di scatenare nei mesi scorsi una guerra nel suo partito - ha voluto testardamente presentare una lista che portasse solo il suo nome. Aveva fiutato l’aria ed i fatti gli hanno dato ragione. Il responso delle urne, oggettivamente, indebolisce il governo Monti e rappresenta un altro segnale diretto a Berlino, aggiungendosi a quelli proveniente da Parigi ed Atene. L’Europa è sempre più insofferente del rigore finanziario predicato, preteso ed imposto dalla signora Merkel, piuttosto che pagare un prezzo così alto all’egemonia germanica molti europei preferiscono rinunciare alla moneta unica e tornare alle valute nazionali (c’è poco da fare, i tedeschi quando vogliono comandare non piacciono, neppure se vestono abiti civili ed usano le maniere gentili). L’area del disagio sociale in Italia va allargandosi sempre più, strada facendo l’esecutivo dei tecnici è andato perdendo il credito che aveva otto mesi fa. Nel Pdl si discute se sia opportuno continuare a sostenere il governo Monti, Berlusconi è tentato dall’idea di abbandonare i ministri professori al loro destino, probabilmente sono le troppe incognite a trattenerlo. La politica non sembra ancora pronta a riprendere in mano la situazione, c’è ancora del lavoro “sporco” da fare ed i partiti non hanno l’autorevolezza necessaria per farsene carico; andare alle elezioni politiche con questa legge elettorale comporterebbe il rischio di consegnare il Paese all’ingovernabilità; Berlusconi e gli altri leaders sanno che il governo tecnico offre la migliore congiuntura possibile per fare le riforme costituzionali e che senza di queste si rischia seriamente di sprofondare nel caos, com’è accaduto in Grecia, dove si è appena votato e si sta già pensando di tornare nuovamente al voto. In altri termini, i francesi possono permettersi di scegliere il cambiamento ed eleggere Hollande, senza che questo comporti contraccolpi pericolosi per la Repubblica, perché (grazie principalmente a quel grande statista di Charles de Gaulle) hanno un sistema istituzionale e politico che dal 1963 ha dato ottima prova di sé. Noi ed i greci uno Stato come quello francese non siamo ancora riusciti a darcelo ed ora la storia presenta il conto.

         Pressoché unanimemente, sostengono i commentatori politici che ad aver vinto le elezioni amministrative siano stati il comico Beppe Grillo ed il suo Movimento 5 stelle, che hanno ottenuto a livello nazionale l’8,74% dei consensi. Quella di Grillo viene considerata «la vittoria dell’antipolitica», cioè del qualunquismo e della demagogia. Su questo si potrebbe discutere a lungo, magari un giorno su queste colonne lo faremo. Ma ammesso (e non concesso) che sia così, allora si può solo sentenziare: è la cattiva politica a suscitare ed alimentare l’antipolitica. Chi rompe paga ed i cocci sono suoi.

         Ammirati   Mauro

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