Sembrerà una provocazione, ma posso garantirvi che non lo è affatto. La verità è che io credo che nel cataclisma propagatosi da Wall Street e che sta sconvolgendo il mondo, ci sia anche qualcosa di salutare. Queste, infatti, sono le sfide che piacciono all’Italia. Chi conosce la storia del nostro Paese sa bene che il nostro è un popolo che dà il meglio di sé nei momenti drammatici. Diverse volte siamo stati dati per spacciati, altrettante volte ci siamo rialzati, a dispetto dei profeti di sventura e di chi scommetteva contro le nostre capacità, quella di riscattarci, in primo luogo. Non è necessario andare troppo indietro nel tempo: vi ricordate il biennio 1992-93? La lira veniva massacrata nei mercati valutari, arrivando a perdere il 25% del suo valore, nel Paese si diffondeva la “sindrome sudamericana”, la terribile prospettiva di un’inflazione fuori controllo, l’economia arrancava, proprio come oggi e, come se tutto ciò non bastasse, l’offensiva della criminalità organizzata contro lo Stato culminava nelle stragi di Capaci e via D’Amelio. All’estero davamo l’impressione di essere una nazione allo sbando e, con il senno di poi, viene da aggiungere che forse era qualcosa di più di un’impressione. Ebbene, la legge finanziaria del governo Amato e l’accordo del luglio 1993, stipulato tra governo e parti sociali, rimisero l’Italia in carreggiata. Non fu facile per le confederazioni sindacali convincere la base ad accettare quell’accordo – i leaders vennero presi a bullonate nelle piazze – ma grazie ad esso ed all’operato dell’esecutivo guidato da Giuliano Amato, l’inflazione fu domata, il Sudamerica allontanato e la barra del timone venne orientata verso l’obiettivo della moneta unica europea. A proposito della moneta unica europea: ricordate la svolta secessionistica della Lega Nord, all’indomani delle elezioni politiche del 1996? Umberto Bossi era convinto che l’Italia non avrebbe mai potuto farcela ad accedere al gruppo dell’Euro. Era altresì convinto che le regioni settentrionali l’avrebbero seguito sulla strada che doveva condurre all’indipendenza del Nord della penisola. D’altra parte, solo qualche settimana prima, alle urne, presentandosi da solo, il suo partito aveva raggiunto un’alta percentuale di consensi. L’Italia rischiava di scivolare verso il Medio Oriente (perché con la debole lira quello sarebbe stato il nostro destino) e, facendo leva sul medesimo rischio, c’era chi attentava all’unità nazionale. Si sa come andò a finire. L’Italia agganciò l’Euro, i voti raccolti dalla Lega scesero al minimo storico, Bossi dovette rivedere tutta la sua strategia e rimediare con un’inversione a “U”. L’Italia, sorprendendo tutti ancora una volta, si rimise in cammino. Gli stranieri strabuzzavano gli occhi, chiedendosi dove questo Paese trovasse la forza di combattere anche quando poteva considerarsi già bello che spacciato. Ma quando ci siamo di mezzo di noi, ci si può aspettare di tutto. Deve prima scendere la notte più oscura per scoprire l’Italia migliore. Siatene pur certi: sarà così anche stavolta. Oggi i dati statistici impietosamente affermano che l’economa è ferma, la recessione dietro l’angolo, il nostro rapporto tra debito pubblico e Pil è il più alto tra i Paesi industrializzati ed il governo ha preparato le misure da adottare nell’eventualità qualche nostra banca corresse il rischio di fallire. Un’altra notte oscura, un’altra difficile prova da affrontare. Ma io conosco la mia gente e vi dico: preparatevi ad un’altra stupefacente sorpresa.
Mauro Ammirati
Mauro Ammirati