lunedì 12 marzo 2012

Due letture sbagliate

         Poche settimane fa c’è stato il ventennale dell’apertura dell’inchiesta giudiziaria “Mani pulite”, quella che fece da detonatore a Tangentopoli, l’esplosione che in meno di due anni cancellò i partiti storici italiani. Inevitabilmente, come sempre accade in simili circostanze, ci siamo chiesti più o meno tutti quale fosse lo stato di salute della politica italiana vent’anni dopo quella catarsi provocata dalle indagini di diverse Procure. In verità, non si fa una gran fatica a rispondere. Ma bisogna andare per ordine. Gli storici un giorno dovranno spiegare che Tangentopoli cominciò con una tangente di sette milioni di lire buttati in un water. Sette milioni di lire, una cifra irrisoria, una bazzecola. Ma fu il sassolino che scendendo a valle diventa una valanga. Dì lì a poco tempo, ebbero inizio altre inchieste riguardanti cifre da far girar la testa ed i magistrati accertarono quel che in Italia sapevano o intuivano tutti: la corruzione non era accidentale, ma “sistemica”, radicata e capillare. Quel sistema politico che era sopravvissuto anche alla difficile e dolorosa prova dei cosiddetti “anni di piombo” o della “notte della Repubblica” da tempo si reggeva soprattutto sul finanziamento illecito dei partiti. Tangentopoli fu una sorta di lavacro, purtroppo non sempre al lavacro o alla purificazione segue la rigenerazione. Quella bonifica compiuta dai giudici non fu sufficiente a ricostruire il Paese prostrato dall’intreccio perverso di politica ed affari. Vent’anni dopo, il quadro che abbiamo davanti è tutt’altro che incoraggiante. La piaga della corruzione non è stata debellata, di recente è stata quantificata in sessanta miliardi di euro. Ma c’è un altro dato su cui vale la pena soffermarsi a riflettere. Tangentopoli segnò la scomparsa dei grandi partiti di massa, cioè il P.c.i., la Dc ed il P.s.i. Queste forze politiche erano espressioni della Guerra fredda, cercarono di sopravvivere ad un mondo che ormai, dopo la caduta del Muro di Berlino, apparteneva alla storia. Erano culturalmente impreparate ad affrontare un contesto internazionale profondamente mutato dopo il crollo dei regimi dell’Europa orientale. Quel che Gorbaciov ed i comunisti ungheresi avevano capito già nei primi anni ’80, in Italia democristiani, comunisti e socialisti non l’avevano ancora capito nei primi anni ’90. Costoro erano, pertanto, destinati ad essere cancellati, le inchieste giudiziarie abbreviarono semplicemente l’agonia  di P.c.i., Dc e P.s.i. Se non si parte da qui non si può capire perché oggi governino i tecnici. Infatti, le forze politiche nate dalle rovine del dopo Tangentopoli e che oggi formano il centrodestra ed il centrosinistra si dividono principalmente sull’analisi di quanto accadde nel biennio 1992-93. Per il centrodestra Tangentopoli fu né più né meno che un complotto della magistratura per portare la sinistra al potere; per il centrosinistra, invece, quelle inchieste dimostrarono che in Italia esistono due destre: una nostalgica e fascista, l’altra irrimediabilmente corrotta e bramosa di sottomettere la magistratura.  Così, sulla base di queste due letture distorte della storia recente, per un ventennio le due coalizioni hanno opposto un rifiuto alla mutua legittimazione, insultandosi e contrapponendosi ad oltranza, fino a screditarsi ed indebolirsi vicendevolmente. Un giorno è bastato dire al governo dei tecnici: prego, si accomodi.

         Mauro Ammirati       

Nessun commento: