Da ieri le strade delle città italiane sono pattugliate anche da tremila uomini e donne del nostro esercito. La vera notizia è che soldatesse e soldati sono stati accolti, specie e non a caso, nei quartieri più a rischio delle grandi città con manifestazioni di simpatia e d’affetto dei residenti. Da oggi grazie voi ci sentiamo tutti più sicuri, si sono sentiti dire i nostri militari dagli abitanti di quelle zone dove fino a ventiquattro ore prima spacciatori di droga e borseggiatori agivano indisturbati. Tremila uomini delle Forze armate, dotati solo di armi corte – pistole, per intenderci – di certo, come ha anche ammesso il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non risolvono il problema della sicurezza, non bastano per annullare la criminalità organizzata e nemmeno la microcriminalità, ma rappresentano un segnale importante: lo Stato c’è e vuole riprendere il controllo della situazione, vuole fare il suo dovere, cioè difendere la gente perbene dai delinquenti. E ad un segnale così importante i cittadini onesti hanno risposto con piccoli gesti significativi ed altrettanti importanti, come il barista che offre un bicchiere d’acqua fresca al militare accaldato e sudato, la ragazza in bicicletta che si ferma per salutare un basco nero, un’anziana signora che si rivolge ad un militare per dirgli semplicemente: grazie di essere qui. La nuova linea adottata dal governo per rendere le città più sicure, almeno nelle realtà più difficili delle nostre metropoli incontra l’apprezzamento della popolazione. Parliamo di quei quartieri ad altissima presenza di operai e pensionati, collegi elettorali che una volta votavano in schiacciante maggioranza per la sinistra e che, invece, alle ultime elezioni politiche hanno dato un ampio e sorprendente consenso alla Lega Nord (sorprendente anche per la Lega stessa), il partito, dato per declinante, che aveva puntato tutte le sue carte sulla lotta all’immigrazione clandestina e sulla guerra ad oltranza alla criminalità (e, checché se ne dica, solo secondariamente sul federalismo fiscale). Un fatto che dimostra in modo incontrovertibile che all’uomo comune che ogni sera deve barricarsi in casa per timore di essere aggredito, malmenato, derubato ed ucciso per strada interessa che vengano prese misure concrete, cioè leggi e regole, che gli garantiscano la libertà di muoversi tranquillamente per i marciapiedi del suo quartiere, mentre fa fatica a capire la preoccupazione, espressa da più parti, del rischio di «militarizzare le città» adducendo che «l’Italia non è la Colombia». Dunque, concretezza e non accademia, in fin dei conti è questo che gli italiani chiedono a chi deve governarli. Soprattutto gli italiani che vivono in quelle zone di Roma, Milano, Napoli, Bologna… dove la Colombia non sembra poi così lontana. Perché, purtroppo, non è vero (vorremmo tutti che lo fosse, ma non è così) che l’emergenza criminalità è solo un’efficace invenzione della macchina propagandistica del Pdl ed una psicosi diffusa dai media di centrodestra, di cui Berlusconi ed alleati si sarebbero serviti per nascondere i veri problemi del Paese. Difficile credere che gli italiani si siano convinti che esista un’emergenza solo perché l’hanno letto sui giornali e l’hanno sentito dalla televisione. Molto più probabile è che chi quest’emergenza oggi non la vede in certe realtà di profondo disagio sociale non abbia mai messo piede. E, quindi, non c’è da meravigliarsi che dove una volta tutti cantavano “Bandiera rossa” oggi spadroneggi Bossi ed i militari vengano accolti come dei liberatori. La tutela dell’ordine pubblico oggi è un problema concreto ed esige risposte altrettanto concrete. Chi lo vive sulla sua pelle ogni giorno lo sa, ne è certo, lo vede con i suoi occhi. E non puoi dirgli che è tutta fiction.
Mauro Ammirati
Mauro Ammirati
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