Domanda: è possibile amare l’Italia, prescindendo da chi la governa? È possibile – forse riformulata così suona meglio - che un giorno l’italiano medio dica, come gli statunitensi: giusto o sbagliato è il mio Paese, giusto o sbagliato è il governo del mio Stato, della Repubblica di cui sono cittadino…? Perché fino a qualche giorno fa (forse illudendoci, ma speriamo di no), ritenevamo che quel tanto sospirato giorno non fosse poi così lontano. Ci riferiamo ad un fatto avvenuto solo qualche settimana fa, precisamente alla risposta che Massimo D’Alema diede al figlio del colonnello Gheddafi, il quale aveva detto senza mezzi termini che l’eventuale nomina di Calderoni a ministro avrebbe guastato i rapporti tra Libia ed Italia. Giustamente, D’Alema rispose che l’Italia era uno Stato sovrano, dunque libero di darsi i ministri che voleva. D’Alema, cioè uno dei massimi esponenti dell’opposizione e del Partito socialista europeo. Sembrava davvero che anche da noi, almeno nei rapporti con l’esterno, la fazione, finalmente, cedesse il posto alla nazione. Sembrava. L’impressione di avere preso un abbaglio, che in realtà tutto fosse rimasto come prima, di essere stati troppo ottimisti l’abbiamo avuta constatando che nessuna voce autorevole del Partito democratico o dell’Italia dei valori si è levata per stigmatizzare le dichiarazioni d’un ministro spagnolo che ha consigliato a Berlusconi di farsi visitare da uno psichiatra (!), offrendosi di pagargli le sedute. Uno statista d’un altro Paese dà del malato di mente al nostro Capo di governo e nessuna personalità dell’opposizione che mostri indignazione (provate ad immaginare anche per un solo momento se fosse avvenuto il contrario). Così, all’improvviso e tristemente, sono tornati alla mente ricordi di fatti non troppo lontani nel tempo. Per esempio, un vicecapo di governo belga (per di più d’origine italiana) che si rifiuta di stringere la mano al nostro ministro Tatarella, la candidatura di Rocco Buttiglione a commissario europeo che viene respinta anche grazie al voto di molti europarlamentari italiani dello schieramento avverso, intellettuali italiani che si rifiutano di partecipare ad eventi culturali all’estero adducendo di non voler rappresentare un Paese governato da Berlusconi… Ricordiamo anche il Re di Spagna che si rivolge a Chavez, mentre costui sta insultando lo spagnolo Aznar, dicendogli: «Perché non stai zitto?» Ecco, ci piacerebbe se, un giorno, un uomo politico italiano in una situazione simile si comportasse allo stesso modo. E, detto tra noi, non ci pare di chiedere troppo.
Mauro Ammirati
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